Tendenze Moda uomo 2020: alla ricerca di nuovi prototipi
Durante le sfilate della moda uomo milanese sono molte le griffe ad aver tentato di cancellare le sembianze dell’uomo alpha. Eliminare gli stereotipi per liberare l’uomo dall’imbarazzo di essere macho a tutti i costi. Il risultato, in qualche caso, è stato provocante.
Vero protagonista delle 26 passarelle milanesi di questo autunno/inverno è stato il piumino.
Unico capo spalla in grado di attirare l’attenzione e dare un messaggio di vero rinnovamento. Lungo, oversize, a volte street, pieno di zip, tasche e dalle molte fantasie: fiori, motivi geometrici o sapienti spruzzi di colore. Si sono visiti anche molti cappotti che vengono proposti nella versione classica super sartoriale o con un tocco di irriverenza, grazie soprattutto a nuove forme e materiali. A stupire di più quelli con vistose applicazioni, tessuti grezzi, bordi asimmetrici o aperture a sorpresa. Unico baluardo di vero classicismo rimane il pantalone; che certamente si fa più comodo e informale, ma segue i dettami della sartorialità, tranne qualche influenza dettata dal mondo del grunge, biker e militare.
Armani: “soft tailoring”,
è così che Giorgio Armani commenta la sua collezione a fine défilé. Pezzi avvolgenti e morbidi che richiamano immediatamente il tatto e la voglia di contatto. Fra i must le giacche caratterizzate da ampi colli a scialle o ancora gli ampi capi spalla realizzati in un rigoroso Principe di Galles, cachemire o prezioso Astrakan e montone. Armani rimane fedele alla sua cartella colore fatta di nuance neutre, regalandoci anche questo senso di morbidezza grazie a lane bouclé o ancora filati particolarmente densi perché montati su stuoie jacquard. La sfilata, si apre insolitamente con la collezione neve: colori dominanti bianco e nero, dove si apprezza sempre di più la ricerca sui materiali e i dettagli sfiziosi come i cappucci removibili. La sera invece si accende grazie al velluto.
Fendi: tanto lavoro sui materiali anche per Silvia Venturini Fendi
che ragiona sui concetti di sostenibilità, condivisione e tenuta massima del capo. Ogni pezzo è studiato, quasi frazionato. Tanto che giacche e cappotti possiedono strategiche cerniere che sezionano il capo in due o tre parti, fino a farlo diventare, all’occorrenza, un giustacuore. La lana double nasconde nei peacoat e overcoat tasche e moltissimi altri dettagli all’insegna di una funzionalità che si fa estetica. Poi ci sono i bermuda, con pannello sul retro, pensati per essere condivisi con la propria lei. Così come le borse: shopper grandi e capienti di pelle, oltre alle sapienti rivisitazioni dell’iconica Baguette o della Peekaboo, alla quale viene aggiunto in fondo un più resistente bauletto. Anche in questo caso le nuance sono decisamente sobrie, ma il tutto viene sorprendentemente acceso con un giallo squillante, colore emblema della maison.
Gucci: la sabbia su cui camminano i modelli
non è un vezzo scenografico ma la necessità di riportarci alla metà degli anni ’70, quando Pier Paolo Pasolini passava i suoi giorni con i “ragazzi di strada” sul lido di Ostia. La proposta vuole proprio annullare le differenze di genere e restituire l’immagine di un uomo che può e deve anche essere fragile ed impaurito. I ragazzi di strada allora sfilano con camice che appaiono evidentemente troppo strette, o larghe, senza qualche bottone. Lo stesso vale per i maglioni, ampissimi o striminziti. I pantaloni sono ovviamente flair, a parte qualche prestito grunge con jeans dai grossi strappi ad altezza ginocchio. A colpire poi, sono i capi strettamente legati all’infanzia: bauletti di latta colorati, il classico sandaletto con i due buchi davanti, applicazioni ultra colorate e stilizzate, kaftani o camicie da notte a fiorellini da mamma, applicazioni ultra colorate e stilizzate su maglioni, cappotti e così via…
Prada: oltre all’allestimento, Miuccia Prada,
propone anche in passerella un tema che può definirsi Surreal Classic. Gli accenni vagamente punk risultano comunque borghesi, ma il surrealismo sta nel mix and match di capi solitamente non indossati insieme e nell’abbinamento dei materiali. Gilet di lana vengono abbinati a giacche talmente oversize da sembrare cappotti, o con camicie senza maniche. Rimane però la produzione classica del guardaroba borghese, non mancano infatti: cardigan, abiti, camice, impermeabili e pantaloni dal piglio sartoriale. Alcuni look propongono pantaloni con la staffa, sormontati da severissimi stivali lucidi dall’effetto gomma.
Dolce & Gabbana: La coppia di stilisti in questa collezione
sembrano voler tornare alle origini e puntano sul fatto a mano, richiamando il mondo degli antichi Mestieri d’Arte. La precedenza va dunque a materiali manifatturieri che danno l’impressione di un uomo ancestrale, quasi primitivo. Montoni indossati al rovescio, folti ed extra voluminosi. La lana appare come lavorata ai ferri sia nei maglioni che nei pantaloni. Tra i materiali più usati ci sono l’agnello e il montone, che si vedono sfilare in morbide cappe e tabarri dal pelo lungo. Anche in questo caso la materia si fa protagonista e l’invito al tatto è di rigore.