Stefano Marazzato e il suo Ristorante Don Lisander nel cuore di Milano
Alessandro Manzoni. Dai milanesi dell’ epoca soprannominato: Don Lisander
I soprannomi rispondono, di solito, ai toni canzonatori dell’espressività popolare. Non in questa accezione. Che semmai, esalta, un sentimento riguardoso custodito nel prefisso evocativo “DON”
E così dal seme dello stessa evocazione, nasce nel 1947 un grande Ristorante.
Battezzato sulla scia luminosa del magnifico Manzoni e dei suoi concittadini che incontrandolo si levavano il cappello in un segno convenzionale di saluto, sussurrando il nome…Don Lisander.
Più milanese di Don Lisander…chi sarebbe?
Ad un passo dalla Scala,
nel quadrilatero della Moda, sotto la benedizione dorata della Madonnina che svetta dal Duomo occhieggiando la sua città , nel centro perfetto del cuore meneghino, ti accoglie, in via Manzoni 12/A, il Ristorante “ Don Lisander”. Cucina lombarda, a base di carne, ma anche pesce, in un ambiente elegante. Con un patio aperto su una formidabile vista. Su un giardino che pare un’oasi incantata orbitante lontana dalla metropoli.
Stefano Marazzato e il suo Don Lisander
Ma appena fuori dall’incanto – per dirla tutta –congestionata nel traffico milanese, troviamo Mila. Perché tra poco Mila intervisterà il titolare del locale Stefano Marazzato
Beh…diciamolo, non è un momento storico felice. Strangolati da una selva di DPCM -dove la Giustizia “in persona” ne riconosce l’illegittimità e l’ anticostituzionalità- i ristoratori sono tra i più martoriati. In ogni caso, qualunque imprenditore di una PMI s’interrogherebbe sulla strategia da adottare per affrontare una battaglia faticosa…
Mila lo sa. Ma incede sorridente attraversando l’ingresso del Lisander con quell’ottimismo vivace da bambina, che quasi-quasi c’è da crederci per davvero.
Ed ecco che da lontano saluta l’elegante Titolare. Stefano Marazzato. Un uomo dal profilo asciutto. Impeccabile come fosse uscito adesso da Buckingham Palace. Con la sobrietà classica del gentleman d’alto profilo. Soddisfatti i convenevoli….s’ inizia l’intervista.
“Progetti per il futuro del Don Lisander?”
“Abbiamo progettato un fantastico dehor. Tende elettriche che salgono, scendono, per riparare dalla pioggia, dal vento nel caso di mal tempo. lampade che riscaldano e un’atmosfera calda e romantica, perfetta per eventi, cene di lavoro e serate intime (San Valentino) Perfetto per tutte le stagioni compreso l’inverno. Pareti di bambù molto belle. Si….molto belle! Un nuovo look che si rinnova per uno spazio già attualmente molto emozionale.”
L’interno del ristorante, su quanti posti può contare?
“Cinquanta…come ti dicevo per il dehor avremo una pannellatura in bambù…poi una pedana. Un nuovo arredo. Banco bar illuminato, con dettagli molto speciali…un progetto che a metà giugno sarà pronto.”
Aggiungerai anche una zona-cucina?
Un Nuovo affascinante dehor
No. La cucina resterà all’interno. Questo che vedi diventerà uno spazio completamente fruibile, godibile, tutto dedicato alla mia clientela. Per i pranzi. Gli aperitivi. E le cene.
Ma c’è di più.. Riprenderò a fare i concerti (come facevamo una volta) con gli artisti del Blue-Note. Anzi, dovremmo vederci per organizzare i calendari …comunque alle 22, la musica andrà a spegnersi. Non prevedo contestazioni sugli orari. Anche perché lungo il perimetro del mio ristante non esistono abitazioni. Solo uffici, musei, banche.
E per il menu? Novità “primavera-estate”?
Beh…adesso abbiamo aperto con un menu un po’ ridotto perché risaliamo da mesi di totale incertezza! Ma prossimamente lo chef ci metterà mano. Anche se il rispetto della tradizione rimarrà immutato.
Comunque continueremo anche con piatti della cucina italiana contemporanea. Che si allinea ai prodotti di stagione …noi siamo stimati come Don Lisander, capisci? “Lisander “…Il pubblico che viene da noi viene per il Don Lisander. Questo Ristorante è sempre sopravvissuto. Indipendentemente dai proprio chef …indipendentemente dai gestori. Indipendentemente anche da me.
E’ quel brand che sopravvive.
Che è svincolato dalle mode…perché l’immagine, la reputazione del Don Lisander esce consolidata e vincente. Il nostro Panettone ha avuto a Natale un successo pazzesco.
Adesso stiamo lavorando alla brandizzazione di alcuni prodotti. Ad esempio l’olio extra-vergine d’oliva. Ma anche il riso (per il risotto, nella milanesità classica) poi a breve….ci sarà un pinot nero dell’Oltre Po , un altroDon Lisander…. E aggiungici lo zafferano Don Lisander. E man mano ne arriveranno altri.”
E’ un’altra occasione per i clienti stranieri. E ovviamente anche per gli italiani. A proposito, i prodotti appariranno in vetrina?
“Si. Ma questa decisione porta con sé anche un altro significato.. E’ un modo di comunicare la nostra identità attraverso le materie prime. Quelle che scegliamo personalmente.
Ad esempio ‘l’olio’ – che promuove il nostro brand- è un prodotto pregiato creato da un artigiano siciliano. Questo articolo ha conquistato il nostro gusto, per il suo equilibrio….lo utilizzavamo già a tavola, con i nostri clienti e molti mi chiedevano di acquistarne una bottiglia.
A quel punto è scattato l’idea di “firmarle” . La nostra è stata una conseguenza attenta al gusto e all’iniziativa imprenditoriale.
Beh, come conduttrice radiofonica…sono incuriosita anche dai personaggi vip, i famosi che abitualmente frequentano il Don Lisander. Chi sono? Ti sentiresti ricordare qualche nome?
“Due giorni fa….è stato nostro ospite Albano e Ottavia Piccolo…e poi tra i clienti abituali abbiamo il Direttore Feltri e Salvini. Nel corso del tempo c’è stato Ligabue, Benigni, il tennista Boris Becker il pilota Jean Alesi e Manuel Agnelli . E poi Russel Crowe, Dino Meneghin (dirigente sportivo ex cestista) e il regista vincitore dell’Oscar Paolo Sorrentino…. e di sicuro, tutto il gotha -al completo- della Finanza.
In questo caso, che dire? No comment, preferisco non nominarli.”
Qual’ è il piatto più richiesto?
L’ossobuco! Senz’altro! Ma anche la costoletta alla milanese….bassa, si, ma non a orecchio d’elefante. Diciamo una via di mezzo.
E della tua passione per il golf? Sai…stavo ripercorrendo il tuo percorso; da ex-marketing manager, che diventa ristoratore ma con una predilezione speciale per il golf.
“E’ uno sport che ho cominciato a praticare una ventina d’anni fa. E poi, si…mi piace scriverne.
Tant’è che ho una mia rubrica sul Quotidiano Libero. Racconto le imprese golfistiche con un taglio romanzato. Perché? Perché non mi convince la solita cronaca del torneo. Con la solita sequela di numeri, classifiche, insomma annoiano. Mi va di vivacizzare il racconto. Perché il lettore possa immedesimarsi. Sognare ad occhi aperti
C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere? Che ti preme? Che pensi di non aver detto?
Si…c’è. Ultimamente molti giovani (venti- trentenni) frequentano il Don Lisander avvicinandosi alla cucina classica milanese. E’ sorprendente osservare come la cucina semplice (ma con una tradizione solda) venga riscoperto dai giovani. Quelli che -solo tempo prima- avrebbero preferito un luogo alla moda, dove ci si va per mangiare ma non solo…
Ecco… da noi non vieni per “vedere”. O per “essere visto”.
Ci vieni perché sarai accolto in un giardino, perché mangerai i cibi della tradizione, riscoprendo l’autenticità dei sapori e della Storia milanese. Dal 1947 al giorno d’oggi.
Al Don Lisander l’intervista di Mila approda alla conclusione. E con questa, alla promessa che ci incontreremo di nuovo.
E di nuovo, ancora. Forse durante una cena emozionata dalla musica del famoso Blue Note. Insieme agli amici, proprio come un volta.
Con un cielo estivo pieno di stelle sopra di noi, nella Milano che ricorda l’eco dei passi di Alessandro Manzoni che attraversava discreto la sua città, tutto da solo: l’antico Don Lisander.